Vuoti di agonismo: Mantenersi allenati mentalmente

Vuoti di agonismo: Mantenersi allenati mentalmente

Leggevo un’interessante intervista a Ashton Eaton, recordman mondiale nel Decathlon, in relazione alle proprie modalità di preparare le gare e di gestire se stesso sotto molti punti di vista (alimentare, psicologico, atletico etc,).

Una delle difficoltà maggiori da lui riscontrate consiste nel gestire i periodi di assenza di agonismo, nei quali è chiamato comunque a duri e costanti allenamenti che non hanno tuttavia possibilità di “Sfogo” nella competizione.

 

Per un atleta quest’ultima è essenzialmente un’occasione di feedback rispetto alla propria crescita, forma fisica e mentale ed anche un momento di valutazione globale delle proprie performance individuali (confronto con se stesso) anche in relazione con i livelli prestativi dei propri avversari.
Da un punto di vista psicologico è chiaro come tale situazione possa comportare specialmente in atleti non ancora esperti nella sua gestione globale, ad accumuli di aspettative, ansie, tensioni o magari di forte ed intenso desiderio di competere, non sempre e necessariamente positivo se non ben calibrato.

 

L’allenamento mentale (se costante, quotidiano e disposto a gestire la noia della ripetitività) consente di affrontare meglio questo ostacolo grazie ad una serie di attività che coinvolgono l’atleta nello stimolare la propria mente a tenersi in contatto con l’ambiente competitivo e con le emozioni correlate (comprendendo il pregara, la gara ed il post gara). 

Lo sportivo infatti, ha occasione di visualizzare con un impiego sempre più qualitativo (proprio grazie alla ripetizione) il contesto di gara con il ricorso a tutti i sensi (vista, udito, tatto, olfatto, gusto ma anche il fattore cinestesico) mantenendo la propria mente allenata e pertanto pronta all’impatto della competizione vera e propria.

Visualizzare del resto, non significa solo immaginare genericamente, né fantasticare, ma è un’attività finalizzata alla ricostruzione attiva e vivida di reali situazioni di gara, ivi compresi i gesti tecnici (allenamento ideomotorio).

Altro fattore motivazione capace di stimolare l’atleta a migliorarsi ed a correggere eventuali aspetti tecnici durante i periodi in cui non ha modo di misurarsi con gli avversari.

La pausa insomma può essere riempita attraverso allenamenti sia fisici che mentali in grado di riprodurre o simulare in modo fedele ciò che accadrà, potrebbe accadere, o è accaduto con lo scopo di sviluppare stati mentali che sia ben connessi all’agonismo, nonostante “il vuoto” adrenalinico.

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