Leggevo un’interessante intervista a Ashton Eaton, recordman mondiale nel Decathlon, in relazione alle proprie modalità di preparare le gare e di gestire se stesso sotto molti punti di vista (alimentare, psicologico, atletico etc,).
L’allenamento mentale (se costante, quotidiano e disposto a gestire la noia della ripetitività) consente di affrontare meglio questo ostacolo grazie ad una serie di attività che coinvolgono l’atleta nello stimolare la propria mente a tenersi in contatto con l’ambiente competitivo e con le emozioni correlate (comprendendo il pregara, la gara ed il post gara).
Visualizzare del resto, non significa solo immaginare genericamente, né fantasticare, ma è un’attività finalizzata alla ricostruzione attiva e vivida di reali situazioni di gara, ivi compresi i gesti tecnici (allenamento ideomotorio).
Altro fattore motivazione capace di stimolare l’atleta a migliorarsi ed a correggere eventuali aspetti tecnici durante i periodi in cui non ha modo di misurarsi con gli avversari.
La pausa insomma può essere riempita attraverso allenamenti sia fisici che mentali in grado di riprodurre o simulare in modo fedele ciò che accadrà, potrebbe accadere, o è accaduto con lo scopo di sviluppare stati mentali che sia ben connessi all’agonismo, nonostante “il vuoto” adrenalinico.