L’esperienza emozionale dell’atleta

L’esperienza emozionale dell’atleta

Il miglior modo che conosco per spiegare ad un atleta l’importanza del lavoro sulle emozioni è quello di introdurre un concetto chiave: “Le emozioni sono fondamentali per acquisire consapevolezza”
Perché sono fondamentali? Attraverso il lavoro sulle emozioni, l’atleta ha la possibilità di entrare nel vero “cuore” del processo di preparazione mentale.

È solo attraverso una conoscenza di se stesso che si rende possibile creare percorsi di mental training progettati attorno alla psicologia del singolo individuo, in grado di rilevare tutti quegli aspetti che facilitano ed inibiscono il livello prestativo e di cui l’atleta è inconsapevole. 

Certo, mi dirai, uno sportivo sa bene cosa prova in certi casi e sa anche che, davanti alle difficoltà è quel che sente che lo ostacola, al punto da desiderare ardentemente un “appiglio” che lo faccia “riprendere” velocemente, recuperando fiducia.
Eppure, se domandi ad un attaccante nel gioco del calcio cosa prova quando è lanciato a rete, prima, durante e dopo il tiro, è facile notare quanta difficoltà trovi nell’esprimere e nell’evidenziare il proprio vissuto emotivo sul momento!
Il motivo? Semplice! Si concentra solo sul tiro, su quale sia la parte in cui indirizzare il pallone valutando in una frazione di secondo quale sia la posizione del portiere che gli corre incontro ma… questa è solo una delle componente valutabili, ovvero quella cognitiva!
Quando il calciatore si avvia verso la porta, non fa solo una valutazione di tipo cognitivo (posizione propria, posizione del portiere, angolo di tiro ideale, scelta sull’atto motorio da compiere, valutazione dello spazio e del tempo di azione, variabili ambientali), ma in realtà sono in atto almeno altri 4 aspetti:
fisiologico (attivazione del sistema nervoso autonomo, al sistema vegetativo ed a quello endocrino)
espressivo motorio (messaggio del corpo, la posizione, la postura, ma anche l’espressione del volto, lo sguardo)
motivazionale (la propensione ad agire, a segnare, a raggiungere l’obiettivo)
percettivo (la valutazione e percezione dell’esperienza soggettiva fatta dall’atleta durante l’azione, fortemente al legato al tipo di pensiero e dialogo interno dell’atleta)
Queste componenti si intersecano tra di loro determinando la complessità dell’esperienza emotiva che, nonostante la tendenza umana a semplificare in “buona/cattiva” è in realtà molto più complessa.

Come sottolineano centinaia di studi scientifici sull’argomento che hanno dato vita a molti modelli descrittivi delle emozioni, è ormai noto che esse, al di là delle loro modalità di attivazione, sono basate su meccanismi e variabili in interazione che generano esperienze profonde e sofisticate.

A tale scopo è utile precisare un dato che spesso viene sottovalutato quando sentiamo parlare di rapporto tra emozioni e performance: le emozioni positive e le emozioni negative non sono mai unicamente collegabili a prestazioni vincenti (le prime) o a prestazioni deludenti (le seconde).
In realtà, infatti, dialogando con l’atleta, è possibile poter rilevare come, sia durante gare vincenti che in gare non in linea con le aspettative, emergano stati emotivi sia facilitanti che inibenti, che, tuttavia assumono una diversa intensità in base a:

• esito 
• contesto 
• personalità 
L’atleta, insomma, si trova spesso a dover mixare stati d’animo apparentemente incompatibili ma che in realtà sostengono la sua esperienza emozionale a tal punto che talune emozioni negative possono far parte comunque di un’esperienza prestativa di grande livello.
Dott. Fabio Ciuffini
Psicologo dello Sport & Mental Trainer
Albo Regione Toscana n°4521
Tel. 3200298136
(anche tramite WhatsApp)

 



Mail: ciuffinifabio@gmail.com

 

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