Deconcentrazione: quando l’attenzione dell’atleta scappa via

Deconcentrazione: quando l’attenzione dell’atleta scappa via

Perché è così difficile mantenere la concentrazione su un compito?

Sappiamo come nella vita e nello sport rivesta una grande importanza la capacità di mantenere la concentrazione sul compito che stiamo svolgendo.
Tuttavia, questa attività è fortemente influenzata da molti fattori interni ed esterni all’individuo, che tendono a far fluttuare l’attenzione verso elementi periferici, determinando un calo della prestazione.
La concentrazione, in effetti, è di fatto una forma di orientamento dell’attenzione che ha scopo di ricevere e selezionare, organizzandoli, gli elementi provenienti dalla realtà oggettiva o soggettiva, tale che l’energia psichica viene investita su un determinato elemento o gruppo di elementi specifici.

Fattori fisiologici (come lo stato di affaticamento, l’efficienza del nostro sistema nervoso o anche differenti equilibri ormonali) e fattori psicologici (interessi personali, cultura di appartenenza, caratteristiche temperamentali o di personalità) agiscono ed interagiscono nel determinare la qualità della concentrazione, soprattutto in quelle attività che richiedono un cosiddetto “restringimento del campo di coscienza”, funzionale ad attività di meditazione, di rilassamento (es.training autogeno).

Ma perché la mente tende a spostare l’attenzione da un elemento all’altro ed a trovare difficoltà a mantenerla con costanza su uno specifico compito?

Qualche anno fa uno studio condotto da Marlene R. Cohen dell’Università di Pittsburgh, secondo cui la fluttuazione attentiva deriva da esigenze di chiara origine evolutiva: in pratica concentrarsi in modo esclusivo su un aspetto dell’ambiente impedisce di valutare possibili pericoli, diminuendo la reattività e quindi mettendo a rischio la sopravvivenza.

La distrazione (anche breve) consentirebbe quindi di limitare quanto possibile il rischio correlato al totale investimento di energie su un singolo stimolo.
Proprio per questo motivo, diventa evidente la difficoltà nell’allenare la mente a focalizzare l’attenzione in modo totalizzante su un’attività. Tuttavia, proprio in quanto la performance aumenta alla crescita del livello attentivo, diventa essenziale per lo sportivo cogliere l’opportunità di allenarsi a restringere il più possibile il proprio campo attentivo, imparando a gestire tramite processi ed atti volontari tutti i fattori distraenti in grado di colpirlo e di depotenziarne la concentrazione in gara.
Dr Fabio Ciuffini
Psicologo e Mental Trainer 
Consulenza Psicologica per adulti.
Psicologia Sport e Lavoro
Albo Psicologi Regione Toscana n°4521
Tel. 320-0298136

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