Le prime si riferiscono a ciò che egli, personalmente, si aspetta dalle proprie potenzialità e quindi al grado di coerenza esistente tra i risultati ottenuti e le risorse ed il talento autopercepito.
Le seconde invece definiscono le attese di prestazione da parte di tutto ciò che circonda lo sportivo, sia dal punto di vista strettamente familiare che collettivo e, quindi, mediatico.
Anche la presenza di tratti stabili di natura ansiosa, di una più o meno strutturata fiducia in se stesso e nelle proprie potenzialità e di un diverso grado di egotismo (ovvero la tendenza ad ipervalutare se stesso in relazione a ciò che lo circonda) può incidere sul modo con cui l’atleta reagisce dinanzi al «soffocamento» derivato dalla pressione ambientale (Hill et al., 2009).
È chiaro quindi che gli atleti non rispondono a fattori esterni allo stesso modo ed è altrettanto palese che la soggettività dell’atleta è fondamentale per capire in che modo programmare una preparazione psicologica individuale al fine di orientare adeguatamente l’atleta verso strumenti, nuovi atteggiamenti e comportamenti in grado di mediare la reazione soggettiva all’influenza mediatica esterna.
Consulente in Psicologia dello Sport e Mental trainer
Hill, D.M., Hanton, S., Fleming, S. & Matthews, N. (2009). A re-examination of choking in sport. European Journal of Sport Science, 9(4), 203–212.
Snyder, M. & Stukas, A.A. (1999). Interpersonal processes: The interplay of cognitive, motivational, and behavioural activities in social interaction. Annual Review of Psychology, 50, 273–303.