Calcio Femminile: lo stereotipo influenza la performance

Calcio Femminile: lo stereotipo influenza la performance

In questo periodo si fa un gran parlare di calcio femminile anche alla luce del successo ottenuto da questo sport all’estero. In Italia, come molti lettori sapranno, le ragazze non hanno la possibilità di dedicarsi al calcio “per professione” ma solo per “diletto”, nonostante l’impegno atletico e logistico sia pari a quello maschile.

Il problema del calcio femminile, tuttavia, non sembra essere soltanto questione di categorizzazione o di status, ma soprattutto culturale dati i palesi pregiudizi che lo accompagnano.
L’idea per la quale le ragazze non possano raggiungere standard prestativi pari a quelli maschili sembra tuttavia molto diffusa un po’ dappertutto. Non solo nel nostro Paese.
Leggevo ad esempio un interessante studio pubblicato sul Psychology of Sport and Exercise. intitolato provocatoriamente “Girls should cook, rather than kick!” (“le ragazze devono cucinare, non calciare!”) che ha indagato il rapporto esistente tra le performance atletiche di giovanissime calciatrici di età media pari a circa 15 anni e gli stereotipi sul loro conto (a cui evidentemente il titolo si riferisce).
Alcune delle ragazze del campione (in tutto 36 atlete di 3 diverse squadre tedesche) sono state sottoposte ad un articolo fittizio in cui venivano sottolineati i limiti del calcio femminile rispetto a quello maschile, con successiva richiesta di effettuare alcuni dribbling sul campo, con annessa rilevazione del tempo impiegato. Altre, invece, hanno letto un articolo relativo alla popolarità del calcio in generale, prima di svolgere il medesimo gesto tecnico.

Ebbene, i risultati hanno evidenziato che le atlete esposte ad uno stereotipo negativo hanno impiegato più tempo per l’esecuzione dell’esercizio rispetto alle altre, nonostante non mostrassero segni di preoccupazione manifesta.

Pare insomma che lo stereotipo diffuso sia in grado di influenzare la performance atletica, soprattutto quando parliamo di ragazze molto giovani la cui percezione di efficacia può risentire del giudizio esterno.

Un dato che imporrebbe da un lato la necessità di preparare le giovani atlete fin da bambine a superare opinioni precostituite, dall’altro a diffondere un’idea di sport più aperta e moderna.

Dott. Fabio Ciuffini
Psicologo dello Sport & Mental Trainer
Albo Regione Toscana n°4521
Tel. 3200298136
(anche tramite WhatsApp)

 



Mail: ciuffinifabio@gmail.com

 

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