Atleti: Obiettivi, questi sconosciuti!

 

Atleti: Obiettivi, questi sconosciuti!

Sembra strano a dirsi ed anche a vedersi: molti atleti non si pongono obiettivi.

O meglio, restano spesso nel “vago” perseguendo i propri scopi in modo destrutturato, ovvero senza tempi, senza criteri valutativi, insomma senza metodo.

Eppure una delle basi fondanti di uno sport è proprio l’obiettivo: che si tratti di un certo risultato in una competizione programmata o di un obiettivo di crescita e potenziamento di abilità, mi è sempre parso evidente quanto la parola “metodo” sia, dal punto di vista psicologico, distante dalla quotidianità dello sportivo.

Certamente non tutte le società sportive hanno la possibilità economica di avere preparatori personali in grado di supportare i propri atleti a 360° su ogni aspetto fisico, atletico, motorio con tanto di tabelle di allenamento da seguire con scrupolo.
Tolti quei 2-3 sport di maggiore richiamo, difficile trovare atleti (specie se molto giovani e non ancora professionisti veri e propri) che, al di là di qualche amico/collaboratore/familiare di volontà, possano permettersi un preparatore personale che riesca a seguirli nella quotidianità.

Tuttavia, la definizione di obiettivi e la stesura di tabelle allenanti non è un’operazione che ha un costo di particolare entità, se non quello legato al tempo speso per una programmazione all’altezza.

Ecco allora che imparare a definire obiettivi di prestazione o di risultato, fisici, atleti o psicologici, a breve, medio e lungo termine o magari l’adozione di criteri soggettivi od oggettivi di misurazione e scale di priorità negli obiettivi medesimi diventa strumento accessibile e facilmente organizzabile, meglio se con la collaborazione di un allenatore (se non individuale, di squadra andrà benissimo!).

Il tutto attraverso l’utile “input” dello psicologo sportivo.

Nonostante quest’ultimo non possa essere un tecnico esperto in tutte le discipline sportive, la sua competenza si orienta sull’acquisizione di competenze finalizzate ad una costruttiva e funzionale gestione di se stesso da parte dell’atleta, coordinando e coadiuvandolo anche nella progettazione di metodi allenanti e motivanti in grado di supportarlo nel raggiungere e definire in autonomia i propri obiettivi prestativi.

Il vero esperto, tra i due, è sempre l’atleta. Tuttavia lo psicologo può aiutarlo nell’attivare risorse e sviluppare nuove conoscenze determinanti.
La scarsa abitudine a seguire questo tipo di approccio (restando nell’ambito dell’espressione delle volontà generiche di risultato con tempi spesso indefiniti) produce infatti una certo stupore dinanzi alla possibilità di programmare step by step le attività settimanali.

L’allenamento quotidiano, insomma non è una semplice abitudine, ma è un passaggio essenziale al progredire verso una meta dettagliata. E chi le programma di fatto (e qui sta il bello) non è lo psicologo dello sport bensì l’atleta medesimo che “scopre” improvvisamente l’utilità di un metodo (valevole sempre ed in tutte le discipline) per poter definire specifiche strade e step da seguire, illustrato ed attivato dal mental trainer stesso.

Il Goal setting (che sta proprio per “impostazione degli obiettivi”, più che per semplice “definizione” a mio avviso) è un’arma potente che può e dovrebbe essere serenamente utilizzata dall’atleta. E, di fatto, a costi veramente ridotti essendo un metodo che può diventare velocemente autonomo ed essere poi anche esportato benissimo in altri aspetti della vita (lo studio, il lavoro).

Dr Fabio Ciuffini 
Psicologo a Lucca e Prato
Consulenza Psicologica
Psicologia dello Sport&Mental Training
Albo Psicologi Regione Toscana n°4521
Tel. 320-0298136

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